L’Accumulo nelle Isole non Connesse

Il caso delle piccole isole non connesse alla rete nazionale appare intuitivamente come una situazione particolarmente favorevole allo sfruttamento delle fonti rinnovabili

Come conseguenza quasi inevitabile di una maggiore produzione da rinnovabili e di una riduzione dell’impiego di combustibili, tale situazione comporta una forte propensione all’impiego di sistemi di accumulo.

Come esempio su cui valutare in modo quantitativo tali opportunità, è stata esaminata la situazione dell’isola di Pantelleria.

Le fonti rinnovabili dotate di un potenziale significativo sono in quel caso la geotermia, il fotovoltaico e l’eolico. Nel Libro Bianco sugli Accumuli sono stati sviluppati differenti scenari con differente penetrazione delle fonti e per ciascuno sono state valutate diverse soluzioni di integrazione di differenti SdA, le cui configurazioni si basano sulle tecnologie attualmente più diffuse e su quelle più promettenti per i prossimi anni.

Nei casi risultati di maggior interesse, il confronto fra la situazione con e senza SdA evidenzia come i sistemi di accumulo consentano di recuperare l’eccesso di produzione da rinnovabili, incrementando lo sfruttamento del potenziale di produzione da tali fonti.

Nella situazione più vantaggiosa, un SdA adeguatamente dimensionato abbatte di quasi il 50% la produzione da FRNP altrimenti non utilizzabile, pari al 9% del potenziale di produzione della capacità FRNP installata, di conseguenza riducendo del 10% il consumo di gasolio e le emissioni di CO2 . Il tempo di ritorno dell’investimento in questo caso si colloca fra 7 e 8 anni.

Tempi di ritorno ancora più brevi si hanno quando l’esubero di produzione da FRNP è maggiore (es. 35%), ma in questo caso la riduzione dell’esubero è percentualmente più bassa (12%), e quindi rimane una rilevante quota di energia rinnovabile non sfruttata che impatta negativamente sulla profittabilità dell’investimento della potenza FRNP che si suppone di installare.