I Sistemi di Accumulo e la Regolazione Primaria di Frequenza

Si potrebbe adottare una remunerazione basata sulla capacità, come già oggi avviene in Germania con prezzi che si aggirano sui 4.000 € / MW/settimana per tutti i generatori

Il servizio di regolazione primaria di frequenza oggi è reso dalle unità di produzione convenzionali di grosse dimensioni (>10 MVA), che riservano alla regolazione primaria l’1,5% della loro potenza nominale (10% nelle isole). Si tratta di un servizio obbligatorio e oggetto di remunerazione, su base volontaria, secondo l’energia di regolazione effettivamente fornita, in accordo quanto previsto dalla delibera 231/2013/R/EEL dell’AEEGSI.

La progressiva diminuzione delle unità di produzione convenzionali in servizio per far posto a quelle FRNP (Fonti Rinnovabili Non Programmabili), che hanno priorità di dispacciamento, riduce la potenza regolante disponibile, ma esiste un valore minimo di sicurezza che deve essere garantito al sistema elettrico. Assumendo di mantenere l’esenzione dalla fornitura della regolazione primaria per le unità FRNP (riservare una banda di potenza vorrebbe dire non sfruttare appieno la fonte rinnovabile, con conseguente riduzione dell’energia prodotta), si può ipotizzare che la corrispondente banda di regolazione sia fornita dai SdA (Sistemi di Accumulo) completamente dedicati a tale scopo.

Tale ipotesi è stata valutata nel Libro Bianco sugli Accumuli simulando l’erogazione del servizio da parte di un SdA, con riferimento a una sequenza di alcune settimane del valore della frequenza della rete italiana acquisito con apposita strumentazione. Il risultato della simulazione dimostra che, con l’attuale schema di remunerazione del servizio di regolazione primaria, i ricavi realizzati dalla batteria sono ben lontani dal coprire i suoi costi di investimento.

Pertanto, qualora il contributo dei SdA alla regolazione primaria fosse ritenuto necessario per la sicurezza del sistema in quanto quello della generazione convenzionale non è più sufficiente, andrebbe individuato per questi un differente schema di remunerazione rispetto a quello oggi in vigore per gli impianti di generazione. Per esempio, si potrebbe adottare una remunerazione basata sulla capacità, come già oggi avviene in Germania con prezzi che si aggirano sui 4.000 € / MW/settimana per tutti i generatori.